IQNA

Omicidio israeliano della giornalista di Al-Jazeera: proteste e condanne in tutto il mondo

23:56 - May 12, 2022
Notizie ID: 3487570
Iqna - Da ieri, mercoledì, in Palestina, in vari Paesi del Medio Oriente, dell’America Latina e negli Stati Uniti sono in atto manifestazioni di protesta e dichiarazioni di condanna contro l’assassinio, per mano delle forze di occupazione israeliane (IOF), della giornalista palestinese Shireen Abu Aqleh, corrispondente di Al-Jazeera per i Territori palestinesi occupati

Di Angela Lano. Da ieri, mercoledì, in Palestina, in vari Paesi del Medio Oriente, dell’America Latina e negli Stati Uniti sono in atto manifestazioni di protesta e dichiarazioni di condanna contro l’assassinio, per mano delle forze di occupazione israeliane (IOF), della giornalista palestinese Shireen Abu Aqlehcorrispondente di Al-Jazeera per i Territori palestinesi occupati.

 


Dal Kuwayt al Libano, dalla Giordania all’Iran, da Gerusalemme al Qatar, dall’America Latina al Congresso degli Stati Uniti e all’Unione Europea, dall’Unesco al Sud Africa, si sono sollevate voci di condanna contro l’efferato omicidio della giornalista palestinese, colpita deliberatamente in faccia – l’unica parte scoperta del corpo, in quanto indossava casco e giubbotto anti-proiettile con la scritta “Press” – da un cecchino delle IOF. Un crimine infame, che si aggiunge al lungo elenco di uccisioni, massacri, genocidi israeliani contro il popolo nativo di Palestina, tutti rimasti impuniti e senza conseguenze internazionali.


Negli USA, il portavoce del Dipartimento di Stato, Ned Price, ha invitato le autorità di occupazione israeliane a condurre un’indagine immediata e completa sull’uccisione di Abu Aqleh.

“Siamo profondamente addolorati e condanniamo l’uccisione della giornalista palestinese-americana Shireen Abu Aqleh in Cisgiordania”, ha aggiunto Price in un post sul suo account Twitter, mercoledì.

Il funzionario statunitense considera l’uccisione di Abu Aqleh un “affronto alla libertà dei media”.


La Federazione Palestinese in America Latina (OPAL) ha condannato l’omicidio della corrispondente di Al-Jazeera da parte delle forze di occupazione israeliane.

In un comunicato stampa, OPAL ha dichiarato: “Condanniamo fermamente l’efferato crimine commesso dall’esercito di occupazione contro la figlia del popolo palestinese, la giornalista Shireen Abu Aqleh, che stava svolgendo il suo lavoro professionale e coraggioso di copertura degli eventi, dopo l’attacco delle forze di occupazione al tenace campo di Jenin.

“Il crimine di guerra commesso dall’esercito di occupazione ne indica la brutalità e la criminalità contro i civili, compresi i giornalisti che esercitano la loro professione nell’esporre i crimini dell’occupazione e nel mostrare la verità all’opinione pubblica mondiale”.

La Federazione ha invitato il World Journalists Syndicate a “dichiarare la sua posizione e a intervenire per sollevare presso la Corte penale internazionale il caso di Shireen e di tutti i giornalisti che sono stati assassinati dai proiettili dell’occupazione e per ritenere Israele, il suo esercito e i suoi governanti responsabili del loro atto criminale”.

Il presidente dell’Unione, Samaan Khoury ha detto a Quds Press che “quanto successo chiarisce la vera immagine di Israele e conferma che si tratta di un’organizzazione terroristica che opera nei modi più orribili e uccide il nostro popolo palestinese”, aggiungendo che chiunque tenti di smascherarlo “è sottoposto a liquidazione davanti agli occhi del mondo, e con la benedizione degli Stati Uniti d’America”.

Khoury ha sottolineato che “c’è comunicazione tra tutti i membri delle comunità palestinesi in America Latina, e tutti lavorano come un solo uomo per esporre la verità su Israele e il suo efferato crimine contro la martire della Palestina, Shereen Abu Aqleh , che l’occupazione ha voluto assassinare per cancellare la verità”.

Da parte sua, l’Istituto palestinese-brasiliano (PERSAL) nella capitale, Brasilia, ha condannato l’attentato contro Abu Aqleh e ha chiesto che gli assassini siano perseguiti.

PERSAL ha sottolineato, in un comunicato stampa, che “il sionismo è alla base della violenza e dell’instabilità nel mondo”, e ha invitato ad alzare la voce “per condannare Israele e ritenerlo responsabile dei crimini di guerra e dei crimini contro l’umanità che commette quotidianamente.

“Israele non può rimanere l’unico Paese al mondo al di sopra della legge e che non rispetta le risoluzioni delle Nazioni Unite o della Corte internazionale di giustizia”.

Il capo dell’istituto, Ahmed Shehadeh, ha chiesto: “Gli europei che piangono per quanto sta accadendo in Ucraina condanneranno la violenza israeliana deliberata e i crimini contro i giornalisti?”.

Dall’Italia, la redazione di InfoPal.it e l’API si sono unite alla condanna dell’efferato omicidio e chiedono alla Federazione internazionale dei Giornalisti di prendere posizione contro i crimini israeliani perpetrati contro i giornalisti palestinesi.

Dal 2000, 25 giornalisti sono stati uccisi dai soldati di occupazione israeliani, tra i quali 23 palestinesi e due stranieri, secondo il Centro palestinese per i diritti umani.

 

 

 

 

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